Delitto Gonella a Bologna, l'inchiesta riaperta: in casa anche il sangue del killer
Source: Il Resto del Carlino
Bologna, 12 febbraio 2023 - Il sangue del killer, il coltello e il martelletto usati per uccidere la vittima, il capello nero e l'identikit dell'assassino. Sono questi gli elementi su cui poggia la riapertura dell'inchiesta sull'omicidio di Stefano Gonella, il portiere d'albergo bergamasco di 26 anni ammazzato il 24 settembre 2006 nel suo appartamento di via Passarotti, alla Bolognina.
Il pm Maria Gabriella Tavano e la Squadra mobile non hanno mai perso la speranza di trovare il colpevole, anche se ovviamente, dopo 17 anni, la strada è tutta in salita. Per questo il fascicolo per omicidio volontario, archiviato anni fa, ora è stato appunto riaperto per eseguire nuovi e più approfonditi esami sul Dna dell'aggressore.
Il profilo genetico del killer è stato ricavato dalle tracce di sangue trovate sulla scena del crimine e da altro materiale biologico. Poi c'è il famoso capello nero, recuperato sempre nella casa di Gonella, appartenente con tutta probabilità all'assassino. Infine ci sono le armi del delitto: un coltello e un martelletto. Tutto materiale sequestrato all'epoca dalla polizia e ancora in mano agli inquirenti.
Il pm Tavano ha incaricato una genetista di Ancona di eseguire i nuovi test con le tecnologie più sofisticate a disposizione, un passaggio necessario per poter inserire il Dna di 'ignoto uno', ovvero l'assassino, nella banda dati nazionale delle forze dell'ordine, creata nel 2016. All'epoca del delitto questa possibilità non c'era, per cui gli inquirenti hanno deciso di fare questo tentativo, pur consapevoli dell'estrema difficoltà di arrivare a una svolta. Se però il profilo genetico del killer fosse presente nella banca dati (per un altro reato commesso nel corso di questi anni), allora il colpevole avrebbe finalmente anche un nome e non più solo un volto. Il volto è quello dell'identikit realizzato nel 2006 dalla polizia sulla base del racconto di due testimoni: lunghi capelli neri, sui 30 anni, alto 1,80, occhi scuri, fossetta sul mento, fisico esile e carnagione olivastra. I due testimoni sono il ragazzo spagnolo di 24 anni che Gonella ospitava nell'appartamento di via Passarotti da alcuni giorni e un vicino di casa affacciato al balcone nel momento in cui l'aggressore fuggì dopo il delitto.
Quella terribile notte, il 24 settembre 2006, Stefano aveva trascorso la serata in via del Pratello, in giro per locali. Poi, verso le 4 del mattino, era tornato a casa da solo. Una telecamera di sorveglianza di via Indipendenza l'aveva ripreso mentre camminava verso via Matteotti, con una birra in mano. Una volta arrivato a casa, aveva aperto la porta a qualcuno, forse conosciuto quella stessa sera, con cui aveva bevuto birra e ascoltato musica in casa. Il coinquilino spagnolo li aveva sentiti ridere e scherzare dalla sua camera. Poi, verso le 6,30, era stato svegliato di soprassalto da rumori e gemiti. Era in corso una colluttazione fra Gonella e l'aggressore, una lite (ipotizzano gli inquirenti) degenerata per motivi sconosciuti. Stefano, accoltellato più volte e colpito con il martello, potrebbe aver ferito il killer in un disperato tentativo di difesa, prima di morire a causa di un fendente alla gola.
Lo spagnolo vide l'assassino fuggire e, dopo aver trovato Gonella ancora agonizzante, lanciò l'allarme. Fin da subito, la Squadra mobile interrogò le persone vicine alla vittima: amici, conoscenti, colleghi. Il problema è che il killer, probabilmente, non aveva legami né rapporti di amicizia precedenti con Stefano. Era una persona fino a quella sera sconosciuta e che, dopo il delitto, tornò nell'ombra. L'incubo di ogni investigatore.