Schlein a Bari blinda il candidato Leccese e accusa Conte: "Aiuta la destra". I 5S pronti a uscire dalla giunta regionale. Si spacca anche Avs - Notizie italiane in tempo reale!
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BARI -- Nella curva, già sinusoidale, dei loro rapporti, il punto più basso Elly Schlein e Giuseppe Conte lo hanno toccato a Bari. Dove la segretaria nazionale del Pd taccia l'alleato di inaffidabilità per la sua decisione di annullare le primarie per la scelta del candidato sindaco di Bari dopo la nuova indagine sul voto di scambio con un'esponente del centrosinistra indagata, l'assessora regionale ai trasporti Anita Maurodinoia. "Io, a differenza di altri sono una persona che mantiene gli impegni presi -- rinfaccia la leader -- in politica se perdi questo hai perso tutto. Oggi vieni meno con noi, domani con gli elettori. Non è serio". Aver fermato i gazebo a tre giorni dalla consultazione, aggiunge Schlein, è "una sberla a tutta la gente per bene che si stava preparando ad andare a votare. Capisco che chi ha iniziato a fare politica direttamente da palazzo Chigi forse non abbia tanta dimestichezza con la militanza di base e con la fatica di costruire percorsi democratici collettivi di chi monta i gazebo. Pretendo però che si abbia almeno rispetto". E definisce quella del partner pentastellato "una scelta unilaterale. Così aiutano la destra".
Dall'abbraccio dopo la vittoria in Sardegna sembra passata un'era. E anche gli sforzi immani per non frantumare il campo in Basilicata, imponendo ai ribelli un candidato unitario, anche dopo la sconfitta in Abruzzo, rimandano ormai a una stagione lontana. Nel capoluogo pugliese otto mesi di trattative per evitare la disintegrazione dell'alleanza sono passati invano. Ormai ci si prepara ad andare divisi: da una parte Pd, Europa Verde e civici con l'ex parlamentare del Sole che ride Vito Leccese; i 5Stelle, Sinistra italiana e Italia Viva, con varie associazioni in sostegno dell'avvocato Michele Laforgia. Flebili luci di una ricomposizione le accende l'ex ministro del Lavoro Dem Andrea Orlando -- "È il passo da fare" -- ma lo stesso Leccese, dal palco montato in piazza Umberto, rivela di averci provato, a proporre un nome alternativo al suo competitor ma "per loro l'unità è solo una formula retorica".
Laforgia giura di essere disposto a incontrarlo per verificare chi dei due deve fare un passo indietro. Però dice anche: "Un altro modo per dire di farmi da parte è trovare un terzo nome. Ma se io dopo tutti questi mesi dicessi va bene, mi ritiro, il centrosinistra guadagnerebbe voti?". E lo stesso Conte -- sul punto di ritirare i suoi assessori dalla giunta del governatore Michele Emiliano -- da Bari insisteva: "Laforgia è autorevole, serio, competente. Perché non può essere candidato? Ho chiesto al Pd, non hanno saputo dare una ragione".
Un dialogo tra sordi. Con Leccese che dal palco galvanizza la folla urlando "basta ultimatum" e contestando la tesi secondo cui lui non rappresenta abbastanza la discontinuità con gli scandali: "La mia storia è tutt'altra, lotto da anni contro il voto di scambio. E ci sono trasformisti anche tra chi professa purezza". Il caso Bari, però, rischia di spaccare non solo il campo largo ma anche l'alleanza tra Verdi e Sinistra. "Confido nella saggezza di Nicola Fratoianni", dice il leader dei Verdi Angelo Bonelli, che attacca la destra pronta a giocare la carta dello scioglimento del consiglio comunale concordata con il ministro Matteo Piantedosi: "Non si usino gli organi dello Stato come strumento contundente per fare politica". E se Conte in serata insiste -- "la legalità non è un valore negoziabile, non è merce di scambio" -- Francesco Boccia, capogruppo Dem al Senato, non svicola: "Il problema della selezione della classe dirigente ce l'hanno tutti i partiti. Ma da noi chi sbaglia paga". E il deputato pd Ubaldo Pagano fa un parallelo: "La nostra assessora si è dimessa. La ministra Daniela Santanchè, invece, resta dov'è".