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Gli sparano per vendetta: fratello e sorella si beccano 16 anni

Gli sparano per vendetta: fratello e sorella si beccano 16 anni

Source: Il Resto del Carlino

Fermo, 4 giugno 2024 - Lo avevano ricorso in tre, armati di mazza metallica, machete, pistola e, una volta raggiunto, i due capi avevano ordinato al loro sodale di sparagli in bocca. Fortunatamente il proiettile era fuoriuscito da una guancia e la vittima si era salvata per miracolo. I mandanti, Romina Plaka, albanese di 34 anni residente a Fermo, e il fratello 31enne, Eno Shoti, sono comparsi davanti al giudice del tribunale di Fermo per essere processati con rito abbreviato, formula che prevede lo sconto di un terzo della pena. Nonostante ciò, al termine del processo, entrambi sono stati condannati a otto anni e due mesi di reclusione ciascuno, per il reato di tentato omicidio.

Hamza Cena, il 39enne albanese che aveva materialmente esploso i colpi di pistola, è invece ancora latitante. Erano da poco trascorse le 20,30 del 29 settembre 2023 quando, a causa di un regolamento di conti, si era scatenato l'inseguimento nei confronti di un 40enne tunisino. La rocambolesca fuga si era snodata tra via Saragata, via Segni e via Moro, dove il nordafricano aveva tentato di far perdere le tracce mentre era inseguito dai tre armati di machete, mazza metallica e pistole. Il tunisino, una volta raggiunto dagli inseguitori, aveva impugnato un pezzo di legno per difendersi, ma Cena aveva tirato fuori l'arma da fuoco e, mentre stava arrivando l'altro connazionale con un machete in pugno, la Plaka aveva gli ordinato di sparare in testa al nordafricano.

Cena aveva esploso diversi colpi, uno dei quali aveva centrato il tunisino al volto. Un residente, che aveva assistito al fatto di sangue da lontano, aveva subito lanciato l'allarme. Sul posto erano immediatamente intervenuti i sanitari del 118 che, dopo le prime cure, avevano caricato il ferito e lo avevano trasportato al pronto soccorso dell'ospedale di Fermo, dove era stato ricoverato in gravi condizioni. Via Moro era stata raggiunta anche dai carabinieri ma, al loro arrivo, gli aggressori avevano già fatto perdere le tracce. Gli investigatori dell'Arma avevano acquisto le immagini dell'impianto di videosorveglianza pubblica ed erano riusciti ad individuare la Plaka che, la mattinata seguente, era stata convocata in caserma. Era emerso così che il regolamento di conti era stata una vendetta, in quanto la giovane albanese era avvicinata dal 40enne nordafricano all'uscita di una tabaccheria di Lido Tre archi, quindi era stata minacciata con un coltello, inseguita e rapinata.