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Collegio di Spagna, tutti in fila per visitare le stanze del palazzo fondato dal cardinale Albornoz

Collegio di Spagna, tutti in fila per visitare le stanze del palazzo fondato dal cardinale Albornoz

Source: Il Corriere della Sera

Più bolognesi che stranieri. Sì perché tutti lo conoscono e pochissimi l'hanno visto. E allora bisogna afferrare al volo le sporadiche aperture. "Siamo un collegio, questo è un luogo di residenza e studio, per avviare un programma stabile di visite dovremmo seguire una serie di regole impegnative", dicono gli amministratori, "sappiamo che suscita molata curiosità, per questo quando possibile lo apriamo". Da quando venne fondato nel 1364 dal cardinale Albornoz ad oggi, la struttura è pressoché la stessa, mentre le opere presenti si sono aggiunte nei secoli e manutenute con attenzione certosina. L'enclave iberica riserva grandi sorprese. È suggestivo anche il giardino della loggia d'ingresso con il portone del '500 e gli alberi secolari che sfrondano in Saragozza. Poi le sale interne con le grottesche nella portineria e davanti l'aula universitaria, l'unica d'epoca medievale conservata a Bologna. Nel cortile si ammira subito la doppia scalinata disegnata da Albornoz e di fronte la Cappella di San Clemente ricca di affreschi con la Pala di Passerotti e la Madonna dell'umiltà di Lippo di Dalmasio.

Da una porticina laterale i visitatori sono usciti sul rigoglioso giardino orientale, con piccoli 'salottini' all'ombra della vegetazione e in fondo il simulacro di Albornoz il cui sarcofago è situato nella cattedrale di Toledo. Uno sguardo a una delle 24 camere (singole con bagno) destinate agli studenti. La passeggiata è proseguita al primo piano porticato con le volte affrescate con gli stemmi delle città spagnole e i ritratti di collegiali illustri. Altri affreschi nell'anticamera del Patrono, il refettorio apparecchiato di tutto punto (no, non una mensa). Due gradini e si passa nella sala della Musica col pianoforte a coda, divani e tavoli per il dopopranzo. La sala centrale e poi quella degli Argonauti con il grande tappeto di Cuenca e la scritta Benito Canaie (era il suo nome) tenuta nascosta in occasione della visita di Mussolini nel fatidico ottobre del '26. Mirabile ogni dettaglio, dalle ceramiche ai quadri, dalla mobilia al silenzio. Impossibile ammirare invece lo studio e l'appartamento del rettore così come la stanza reale dove tre anni fa passò una notte Mario Draghi. Stessa cosa per la sala col mappamondo affrescato di Casa Cervantes che però di tanto in tanto organizza eventi pubblici. Lo scrigno s'è aperto, il successo è stato immediato, attenzione quindi alla prossima apertura.